Jacques Prévert

Posted on 03/10/2010

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“I poeti sono gli specchi delle gigantesche ombre che l’avvenire getta sul presente, forza che non è mossa ma che muove, I poeti sono i non riconosciuti legislatori del mondo”. Percy B. Shelley

Video Le foglie morte di Jacques Prévert

Poeta popolare con uno stile molto raffinato e intimamente aristocratico, Jacques Prévert é uno dei più grandi poeti francesi del 1900, il più amato dei poeti moderni presso le giovani generazioni, una specie di eroe anti-borghese la cui poesia ha sempre un motivo polemico e una continua lotta al più deleterio conformismo, attraverso una satira violenta, soprattutto nelle poesie più impegnate, dove non c’è posto per il sentimentalismo. Quella di Prévert é una poesia nata dall’influenza con il surrealismo, con il quale venne in contatto da giovane e modificatasi nel tempo.  E’ da notare che Jacques Prévert non segue le regole grammaticali o metriche: egli scrive come parla ed è per questo che le sue storie sono così belle e vere. Poeta del suo tempo, ha cantato l’amore in tutte le sue forme, anche in quelle più disperate. La poesia di Prévert è una poesia scritta per essere detta e quindi più parlata che scritta, i suoi temi principali sono l’amore che non si può incatenare né forzare e ciò che esce con prepotenza è il concetto di amore come unica salvezza del mondo, come intima forza rigeneratrice, un amore implorato, sofferto, tradito ma, alla fine, sempre ricercato. L’affermazione di questo amore è spesso provocatoria nei confronti della morale tradizionale: essere liberi nell’amore può voler dire anche alla donna amata di dimenticarci, di lasciarci e poi di tornare a noi dopo aver amato un altro, se un altro le è piaciuto; essere liberi  vuol dire anche avere il coraggio di sbarazzarsi di un amore morto per non ucciderlo altre volte e far soffrire chi ci ama. L’amore, vissuto o contemplato, detta a Prévert immagini di travolgente forza vitale, di nudità femminile, assurta a simbolo dell’impudicizia e della felicità; è l’unico che può spezzare la morsa del dolore e dello sgomento del vivere, alternativamente, tra noia e angoscia, dovute alla ripetizione e alla monotonia della vita quotidiana. A fronte di questo suo personale sgomento del vivere, esistono mali collettivi ancora più gravi come la guerra, la religione, mal intesa o decisamente fraitesa e la povertà. Anarchico-pacifista esecra la violenza in tutte le sue forme, ateo e laico, Prévert ha per la religione, intesa non come messaggio ma come pratiche, la stessa diffidenza e, talvolta, lo stesso orrore che ha per la guerra perchè troppe volte la religione accetta la stessa logica della violenza, la stessa gerarchia sociale: preti e padroni sono spesso in collusione. La guerra e la religione sono l’oggetto della sferzante ironia di Prévert perché i poveri ne sono le vittime eccellenti. Da questa sua profonda solidarietà umana verso i derelitti, nascono poesie di toccante semplicità, prive di retorica, sugli analfabeti, i clochards, i disoccupati, gli operai, gli ospedalizzati e i neri denutriti, colpevoli solo del colore della loro pelle. Ma esistono gli uccelli anche per i poveri. Nella poesia di Prévert, gli uccelli sono al primo posto tra le specie animali, perchè sono il simbolo della libertà, della fantasia e della capacità di sognare dell’uomo, uniche cose che gli permettono di sottrarsi alla monotonia deprimente della quotidianità. Anche le stagioni hanno molto da insegnare all’uomo, in ciascuna di esse Prévert legge un monito morale, ad esempio la primavera come metafora dell’innocenza.  Dal 1930 fino agli anni sessanta Prévert esplorerà la poesia, il teatro, il cinema di cui la canzone non è che un estensione dell’attività cinematografica: la sua canzone più famosa Les feuilles mortes, su musiche di Kosma, è stata scritta per il film Les portes de la nuit. Di seguito, una piccola selezione di poesie per far scoprire il suo modo, semplice e incomparabile, di raccontare la vita e l’amore.

Accademia delle Belle Arti
In una scatola di paglia intrecciata
Il padre sceglie una palla di carta
E la butta
Dentro la vaschetta
Davanti ai suoi figlioli incuriositi
E allora appare
Multicolore
Il grande giore giapponese
L’istantanea ninfea
E i bimbi stan lì zitti
Stupefatti
Quel fiore nel loro ricordo
Non potrà mai più appassire
Quel fiore improvviso
Fatto per loro
In un attimo
Davanti a loro.

Video Barbara di Jacques Prévert

Il concerto è andato male
Compagni delle cattive giornate
Vi auguro la buona notte
E me ne vado.
Gl’incassi sono magri
E’ tutta colpa mia
Tutti i torti son miei
Avrei dovuto dar retta a voi
Cantare come un cane ammaestrato
E’ una musica che va
Ma ho fatto solo di testa mia
E poi mi sono scocciato.
Quando si canta mostrando le zanne
Bisogna andarci piano coi gorgheggi
La gente non viene al concerto
Per sentire urlare a morte
E la canzone del cimitero dei cani
Ci ha procurato danni rilevanti.
Compagni delle cattive giornate
Vi auguro la buona notte
Dormite
Sognate
Io prendo il mio berretto
Una o due sigarette dal pacchetto
E me ne vado…
Compagni delle cattive giornate
Pensate a me qualche volta
Più tardi…
Quando sarete svegli
Pensate a chi fa la foca e il salmone affumicato
Da qualche parte…
La sera
In riva al mare
E che poi fa la questua
Per comprarsi da mangiare
E da bere…
Compagni delle cattive giornate
Vi auguro la buona notte…
Dormite
Sognate
Io me ne vado.

Video Quando dormi di Jacques Prévert

E la festa continua
In piedi davanti al banco di zinco
Verso le dieci del mattino
Un idraulico robusto specialista nello zinco
Vestito della festa eppure è lunedì
Canta solo per sé
Canta che è giovedì
Che a scuola non andrà
Che la guerra é finita
E anche il suo lavoro
E che la vita é bella
E le donne bellissime.
E barcollando davanti allo zinco
Ma ben diretto dal suo filo a piombo
Si ferma di botto davanti al padrone
Tre contadini passeranno e pagheranno
Poi scompare nel sole
Senza pagare la consumazione
Scompare nel sole continuando la canzone.

Video I ragazzi che si amano di Jacques Prévert

Per te amore mio
Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato degli uccelli
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato dei fiori
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei rottami
E ho comprato delle catene
Pesanti catene
Per te
amore mio
Poi sono andato al mercato degli schiavi
E ti ho cercata
Ma senza trovarti
amore mio.

Lotta con l’angelo
Non ci andare
è già tutto deciso combinato
è un match truccato
e quando farà la sua comparsa sul ring
salutato dai flash
intoneranno a squarciagola il Te Deum
e ancora non ti sarai alzato dal tuo angolo
che ti faranno sentire campane a distesa
ti butteranno in faccia la spugna sacra
e ancora non gli sarai volato tra le piume
che ti saranno addosso
e lui ti colpirà sotto la cintura
facendoti crollare
le braccia ridicolmente in croce
nella segatura
e mai più ti riuscirà di far l’amore.

Canzone
Che giorno é
E’ tutti i giorni
Amica mia
E’ tutta la vita
Amore mio
Noi ci amiamo noi viviamo
Noi viviamo noi ci amiamo
E non sappiamo che cosa sia la vita
Che cosa sia il giorno
E non sappiamo cosa sia l’amore.

Video Questo amore di Jacques Prévert

Il tempo perso
Sulla porta dell’officina
d’improvviso si ferma l’operaio
la bella giornata l’ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l’occhiolino
familiarmente
Dommi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un pò da coglione
regalare una giornata come questa
da un padrone?

Mi ha ronzato intorno
Mi ha ronzato attorno
per mesi giorni ore
e mi ha posato la mano sul cuore
chiamandomi tesoro
E mi ha strappato una promessa
così come si strappa un fiore alla terra
E ha serbato quella promessa in testa
come si serba un fiore in una serra
La promessa l’ho scordata
e il fiore è subito avvizzito
E gli occhi gli sono usciti dalla testa
in cagnesco mi ha guardata
e mi ha ingiuriata
E venuto un altro che non mi ha chiesto niente
ma mi ha guardata tutta intera
Per lui ero già nuda
dalla testa ai piedi
e quando mi ha spogliata
l’ho lasciato fare
E non sapevo chi era.

Il tenero e rischioso volto dell’amore
Il tenero e rischioso
volto dell’amore
m’è apparso la sera
di un giorno troppo lungo
Forse era un arciere
con l’arco
o forse un musicista
con l’arpa
Io non so più
Io non so nulla
Tutto quel che so
é che m’ha ferita
forse con una freccia
forse con un canto
Tutto quel che so
é che m’ha ferita
e ferita al cuore
e per la vita
scottante oh scottante
ferita dell’amore.

Le canzoni più corte
L’uccello che mi canta nella testa
E mi ripete che io t’amo sempre
E mi ripete che tu m’ami sempre
L’uccello dalla solfa fastidiosa
Domani mattina lo strozzerò.

da Nel testo in argot
Eva ha adorato il sole
ed il sole ha adorato Eva
E, per questo,
nella lingua del piacere
risplendere
vuol dire godere
e lo dice.
Sono felice
perché ieri lui mi ha detto
che mi amava
Sono felice e piena di fierezza
libera come la luce
Lui non ha mica aggiunto
che sarebbe stato per sempre.

da Il défilé
E Dio
dopo avere sorpreso Adamo ed Eva
gli disse
Continuate, prego
Fate come se io non ci fossi.

Per fare il ritratto di un uccello
Per prima cosa dipingere una gabbia
che abbia la porta aperta
quindi dipingere
qualcosa di grazioso
qualcosa che sia semplice
qualcosa che sia bello
qualcosa di utile
per l’uccello
mettere poi la tela contro un albero
in un giardino
in un bosco
o in una foresta
nascondersi dietro quell’albero
senza dir niente
e senza muoversi…
Talvolta l’uccello arriva svelto
ma può anche metterci anni e anni
prima che si decida
Non scoraggiarsi
aspettare
aspettare se occorre anche per anni
la rapidità o la lentezza dell’arrivo dell’uccello
non ha nulla a che fare
con la riuscita del quadro
Quando l’uccello arriva
se arriva
osservare il silenzio più assoluto
aspettare che l’uccello entri nella gabbia
e quando l’avrà fatto
richiudere dolcemente la porta col pennello
e poi
cancellare una per una tutte le sbarre
avendo cura di non toccare le piume
dell’uccello
Fare a questo punto il ritratto dell’albero
scegliendo il suo ramo più bello
per l’uccello
dipingere allora il fogliame verde e la freschezza del vento
il pulviscolo del sole
il rumore degli insetti nascosti nell’erba nella calura estiva
poi aspettare che l’uccello abbia voglia di mettersi a cantare
Ma se non canta
é un gran brutto segno
é segno che il quadro è venuto male
ma se canta é invece un buon segno
segno che il lavoro va firmato
E qui voi strapperete con gran dolcezza
a quell’uccello la sua piuma
e scriverete il vostro nome in un angolo del quadro.

Siate cortesi
Incoronato di scintille
Un venditore di pietrine di accendisigaro
Alza la voce una sera
Nei corridoi della stazione Javel
E quel suo parlar sboccato
Dà fastidio a parecchi
Ma il suo sguardo infuocato
Li richiama a più miti sentimenti
Siate cortesi
Grida l’uomo
Siate cortesi con gli alimenti
Siate cortesi
Con gli elementi con gli elefanti
Siate cortesi con le donne
E con gli infanti
Siate cortesi
Con i muratori
Siate cortesi
Col mondo che vive.
Bisogna anche essere molto cortesi con la terra
E con il sole
Bisogna ringraziarli la mattina svegliandosi
Bisogna ringraziarli
Per i calore
Per gli alberi
Per i frutti
Per tutto ciò che è buono da mangiare
Per tutto ciò che è bello da vedere
Da toccare
Bisogna ringraziarli
Non bisogna seccarli… criticarli
Sanno loro quel che hanno da fare
Il sole e la terra
Quindi bisogna lasciarli fare
Se no sono capaci di arrabbiarsi
E poi dopo
Ci trasformano
In tanti zucconi
In acquatici meloni
O in pietrine di accendisigaro
Ecco tutto il costrutto…
Il sole è innamorato della terra
La terra è innamorata del sole
Cose loro
Faccende loro
E quando ci sono delle eclissi
Non è prudente né discreto osservarli
Attraverso sudici cocci di vetro affumicato
Litigano
Son faccende personali
Meglio non ficcarci il naso
Perchè
Se ci si ficca il naso si corre il rischio di esser
trasformati
In patata gelata
O in ferro da arricciare
Il sole ama la terra
La terra ama il sole
Così é
Il resto non ci riguarda
La terra ama il sole
E fa la ruota
Per farsi ammirare
E il sole la trova bella
E brilla per lei
E quando è stanco
Si corica
E si alza la luna
La luna fu già l’amante del sole
Ma è stata gelosa
Ed é stata punita
E’ diventata fredda fredda
Ed esce soltanto di notte
Bisogna essere cortesissimi anche con la luna
Se no può rendervi un pò matti
E può anche
Se lo vuole
Trasformarvi in ometti di neve
In lampioni
O in candele
Insomma per riassumere
Due punti aprite le virgolette:
“Bisogna che tutti siano cortesi con tutti altrimenti ci son guerre… epidemie, terremoti, marosi, fucilate…
E formicacce rosse che vengono a divorarvi i piedi mentre dormite la notte.”

BIOGRAFIA

Jacques Prevert nasce a Neuilly-sur-Seine nel 1900 ed in Bretagna trascorre diversi anni della sua infanzia. Giovanissimo conosce André Breton, Raymond Queneau e i surrealisti ed entra a far parte di questo gruppo; interessato dall’arte populista.
Negli anni tra il 1932 ed il 1937 si dedica attivamente al teatro, e scrive testi messi in scena dal “Groupe Octobre”, una compagnia teatrale di sinistra. Lavora anche nel cinema e nel mondo della musica; i testi delle sue prime canzoni, musicate da Joseph Kosma, verranno interpretate da cantanti famosi come Julette Grèco e Yves Montand. Nel 1938 si trova ad Hollywood per continuare la sua attività nel campo cinematografico. Scrive il soggetto per un film di M. Carnè, il celebre ‘Porto delle nebbie, interpretato da J. Gabin. Gli anni dal 1939 al ’44 sono caratterizzati da una discreta attività cinematografica, ma nel 1945 riprende l’attività teatrale con la rappresentazione di un balletto cui collabora anche P. Picasso. E’ del 1945 la celebre raccolta di poesia ‘Parole’. Nel 1947 sposa Janine Tricotet, da cui aveva avuto una figlia, Michèle. Tra il 1951 ed il 1955 escono altre sue raccolte e nel 1955 è pubblicata ‘La pioggia e il bel tempo’ In quegli anni comincia a dedicarsi ad un’altra attività artistica, quella dei collages, che due anni dopo esporrà alla galleria Maeght e scrive due saggi: ‘L’univers de Klee’ e ‘Joan Mirò’. Nel 1963 pubblica ‘Histories et d’autres histories’ e nel 1972 esce la raccolta ‘Choses et autres’ seguita, nel 1976, da ‘Arbres’. Morirà a Parigi l’11 aprile 1977 stroncato da un cancro al polmone.
Fonte: L’alcova

Quando apparve l’opera di Prévert in Francia si pensò che fosse nato il poeta che avrebbe risollevato le sorti della poesia francese moderna. Una poesia, quella di Prévert venuta alla luce sotto l’influenza del surrealismo e modificatasi durante il corso degli anni, Prévert passa nella sua poesia dal gioco attento dell’intelligenza al controllo della sensibilità, dall’uso scanzonato dell’ironia ad una semplicità di espressione che, ad un lettore superficiale, può sembrare sfiorare la banalità. La poesia prevertiana è di una facilità pericolosa perché ricca di ritmi interni, di giochi di parole, di diverse situazioni psicologiche che sono lo specchio di questo grande poeta francese. Come già detto il ribellarsi alle istituzioni e la voglia estrema di libertà si ritrova pienamente nell’immagine dell’uccello, più volte presente nella poesia di Prévert. L’amore è quanto di più spontaneo esista al mondo, chiunque provi ad istituzionalizzarlo o a sottometterlo finisce inevitabilmente per perderlo “je suis allé au marché aux esclaves mais je ne t’ai pas trouvée mon amour”, anzi quando si prova l’amore, quello vero non vi è neanche il desiderio di incatenarlo, è spontaneo, libero, come quello de I ragazzi che si amano. Il germe della gioia c’è sempre, il male, per quanto possa aver preso il sopravvento in tutte le sue forme, la guerra la prima, non riesce ad essere totalizzante, “tout le monde ne peut pas tuer tout le monde et alors tout saccagé qu’il est le grand bal du printemps peut-etre ne fait que recommencer”, e il poeta lo fa notare. Le parole di Prévert, che nascono spontanee dal suo umore, esprimono, a seconda delle occasioni, la forza del rimpianto, della violenza, dell’ironia, della tenerezza, della vendetta e dell’amore e non sono altro che le parole alle quali l’uomo comune dedica la propria vita. Paroles Quando nel 1946 apparve la sua opera più famosa, Paroles, tutti rimasero favorevolmente colpiti e non solo da parte della letteratura engagée che già conosceva la poesia di Prévert, fin dal 1930, sulle pagine delle riviste letterarie ma anche da parte di coloro che glorificando solamente la sua esperienza complementare, come quella del cinematografo, ritenevano il poeta non altro che un autore di versi per canzonette in voga. Le parole alle quali Prévert si affida
sono audaci e l’accostamento che crea tra di esse può sembrare a volte brutale o polemico o blasfemo, ma invece è molto più saggio di quanto possa apparire. Anche i classici “inventaire” non sono banali ma costruiti su ritmi e sospensioni, su ragionamenti profondi che, pur alternando gli elementi più disparati, vengono fissati da una forte partecipazione e osservazione acuta del mondo che lo circonda. Una delle poesie più note di questa opera è I ragazzi che si amano. Il poeta anarchico Prévert può considerarsi un anarchico che sconfina con le sue parole nel regno della bestemmia e dell’ingiuria, ma la sua non è altro che la voce del cittadino che protesta. I temi sono dunque quelli comuni come la collera istintiva contro chi comanda e fa le leggi, contro i finti moralisti, contro chi ama e vuole le guerre, contro chi giudica. (Fonte Wikipedia)

Citazioni

Quand je ne serai plus, ils n’ont pas fini de déconner. Ils me connaîtront mieux que moi-même.
(Quando non ci sarò più, non finiranno di scherzare, loro mi conosceranno meglio di me stesso)

Dans chaque église, il y a toujours quelque chose qui cloche.
(In ogni chiesa c’è sempre qualcosa di sbagliato)

Fort heureusement, chaque réussite est l’échec d’autre chose.
(Fortunatamente, ogni successo è il fallimento di qualcosa d’altro)

Le temps mène la vie dure à ceux qui veulent le tuer.
(Il tempo rende la vita difficile a coloro che vogliono ucciderlo)

Les sorciers lorsqu’ils font de terrifiantes conneries, on accuse toujours l’apprenti.
(Le streghe quando fanno delle sciocchezze terrificanti accusano sempre l’apprendista)

Comme cela nous semblerait flou, inconsistant et inquiétant, une tête de vivant,
s’il n’y avait pas une tête de mort dedans.
(Come ci sembrerebbe eterea, inconsistente e inquietante, una testa di vivente,
se non ci fosse un teschio di un morto dentro)

Video Il discorso sulla pace di Jacques Prévert

Elettra Prodan